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Taglio del cuneo fiscale: come cambierà la busta paga

 

Alfredo Casotti - Consulente del lavoro 

e Maria Rosa Gheido - Consulente del lavoro

 

Potenziato il taglio del cuneo fiscale, che dal prossimo mese di luglio aumenterà di 6 o 7 punti percentuali a seconda del livello retributivo. E’ quanto previsto dalla bozza del decreto Lavoro, approvato dal Consiglio dei Ministri del 1° maggio. È destinato a questa misura l’extradeficit di oltre 3 miliardi di euro approvato a fine aprile con lo scostamento al DEF, che da luglio a novembre 2023 porterà ad un maggior netto in busta paga a condizione che la retribuzione annua non superi i 35.000 euro.

 

Secondo la bozza del decreto Lavoro, approvato dal Consiglio dei Ministri del 1° maggio, dal prossimo mese di luglio il taglio al cuneo fiscale aumenterà di 6 o 7 punti percentuali a seconda del livello retributivo.

 

Come opera il nuovo taglio del cuneo fiscale

La riduzione dei contributi a carico dei lavoratori dipendenti opera sugli stipendi che vanno dal 1° luglio al 30 novembre 2023 e va ad aggiungersi alla precedente riduzione, pertanto, il taglio è elevato da 2 a 6 punti per i redditi fino a 35.000 euro e da 3 a 7 punti per i redditi che non superano i 25 mila euro.

Se nulla cambierà durante la conversione in legge del decreto, nel mese di dicembre 2023 la riduzione tornerà ai valori attualmente vigenti che, si ricorda, sono pari al:

- 2 per cento per coloro che hanno una retribuzione fino a 35.000 euro;

- 3 per cento per chi non supera la soglia dei 25.000 euro.

È a queste misure che va ad aggiungersi l’ulteriore riduzione di 3 o 4 punti che porterà i predetti valori a:

- 6 per cento per coloro che hanno una retribuzione fino a 35.000 euro;

- 7 per cento per chi non supera la soglia dei 25.000 euro.

È destinato a questa misura l’extradeficit di oltre 3 miliardi di euro approvato a fine aprile con lo scostamento al DEF e porterà nei cinque mesi previsti ad un maggior netto in busta a condizione che la retribuzione annua non superi i 35.000 euro pari 2.692 euro mensili.

Una retribuzione mensile di 1.000 euro, per esempio, fruirà di una riduzione di 7 punti pari a 70 euro.

In realtà il vantaggio netto in busta-paga sarà un poco inferiore in quanto la minor trattenuta previdenziale comporta l’aumento dell’imponibile fiscale e, quindi, una lieve maggior ritenuta scarico del lavoratore.

 

Fringe benefit e buoni lavoro

A sorpresa, come preannunciato dal ministro dell’economia Giorgetti alla Camera nel corso del question-time, è elevato anche il tetto dei fringe benefit detassati per i lavoratori dipendenti ma solo se hanno figli a carico. Secondo la nuova previsione, per il solo periodo d’imposta 2023, non concorrono a formare il reddito il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati ai lavoratori dipendenti con figli a carico, nonché le somme erogate o rimborsate ai medesimi dai datori di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas naturale entro il limite complessivo di 3 mila euro.

Una ulteriore sorpresa è data dall’innalzamento da 10.000 a 15.000 euro del limite di utilizzo dei buoni lavoro in alcuni settori. Potranno avvalersi del nuovo limite le aziende che operano nei settori dei congressi, delle fiere, degli eventi, degli stabilimenti termali e dei parchi divertimento. La misura è stata fortemente criticata dai sindacati in quanto fortemente pregiudizievole dei contratti stagionali.


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