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Perché cercare lavoro nel digital

Federica Petrucci - Consulente del lavoro e Consulente editoriale Ipsoa Magazine
Perché, se stai cercando un lavoro, dovresti provare nel digital, un settore che non conosce crisi e spalanca le opportunità di crescita alle aziende e ai professionisti. Tanti vantaggi ma anche tante sfide, che aspettano di essere colte. I robot non sostituiranno gli esseri umani e non saranno la causa della disoccupazione di massa in futuro, basta solo non farsi trovare impreparati e investire: sulla comunità, sulla formazione, sui propri dipendenti e su una visione più ampia, nuova e al passo con i tempi.

Quelli che stiamo attraversando sono tempi duri, durissimi, e nessuno può negarlo. L’emergenza sanitaria prima, la crisi scatenata dalla pandemia dopo, e poi la guerra, l’inflazione, i prezzi in aumento e il rischio recessione, non rendono di certo facile pensare al futuro. Eppure, qualcosa sul fronte lavoro sta cambiando. Nonostante le prospettive poco rassicuranti, o forse proprio per questo, sempre più persone hanno deciso di lasciare il proprio impiego, cambiare vita, riadattare gli impegni lavorativi alle esigenze personali (senza lasciare più che avvenga il contrario). Si parla da mesi ormai del fenomeno delle cd. “Grandi dimissioni”, professionisti che in massa - come dicono i numeri - hanno lasciato il lavoro alla ricerca di qualcosa di migliore, più flessibile e sostenibile.

 

Nella maggior parte dei casi si tratta di scelte ponderate e ragionate, che hanno alla base motivazioni valide e solide, sostenute da previsioni più che favorevoli. Il lavoro digitale, infatti, sembra non conoscere crisi. Lavorare da remoto, poi, ha spalancato le porte a nuove professioni, attratto nuovi talenti e abbattuto completamente il problema della lontananza.

 

Ci sono, di fatto, più opportunità per i professionisti. E chi lo ha capito sta cercando di trarne vantaggio.

 

 

Un settore che non conosce crisi

 

C’è un settore che (nonostante la crisi) non conosce crisi. Un gioco di parole, questo, intenzionale, voluto. Analizzando il mercato del lavoro, infatti, i trend suggerisco che se stai cercando un nuovo impiego, oggi, dovresti provare nel digital, dove ci sono più offerte che candidati.

Il ritmo frenetico della trasformazione digitale tra le organizzazioni dopo la prima ondata di Covid-19 e la conseguente corsa ai talenti IT nel paese hanno guidato la ripresa della domanda. Il settore IT/tecnologico ha registrato infatti una crescita delle assunzioni esponenziale dal 2020 a oggi.

 

Il risultato è che adesso non è solo tendenzialmente più facile trovare lavoro se sei un esperto digitale, ma è anche più allettante. Le richieste delle aziende sono aumentate così tanto che trovare professionisti in questo settore è diventata una vera e propria sfida per i responsabili delle Risorse Umane. Questo si è tradotto con proposte più allettanti e stipendi tendenzialmente più alti, contratti cioè che hanno lo scopo di attirare e mantenere talenti, concedendo loro più benefici.

 

Basta pensare che, dopo il boom del 2021, quando il lavoro agile è stato esteso e lo smart working si è diffuso in tutta Italia, ovvero quando si è capito che non eravamo di fronte a qualcosa destinato a sparire dopo il rientro dell’emergenza sanitaria, molte start-up hanno continuato ad assumere esperti IT e tech. Paradossalmente ci sono multinazionali che hanno ridotto le assunzioni per ruoli di supporto nei reparti di vendite e assistenza clienti, mentre continuano a trattenere e assumere professionisti nel digital.

 

 

Così il digitale “salva” il lavoro

 

La buona notizia, visto che abbiamo bisogno di sentirne qualcuna, è che il lavoro digitale non è un’opportunità solo per i professionisti, che possono aspirare a una migliore posizione e a uno stipendio più alto, ma anche per la comunità in generale.

 

In un periodo in cui la disoccupazione tende a crescere in molti settori - per via della crisi - forse la soluzione più valida per contrastare questa tendenza è quella di investire in formazione digitale.

 

Gli esperti, infatti, sostengono che nel prossimo decennio verranno creati milioni di posti di lavoro per cui sarà necessario avere competenze digitali avanzate, e non ci saranno abbastanza lavoratori qualificati per far fronte all’offerta. Pertanto, lo sviluppo di tali competenze può creare occupazione per i giovani.

 

Questa crescita esponenziale presenta però una serie unica di sfide, sfide che devono essere affrontate da un quadro giuridico chiaro ed equilibrato. È vero che, tendenzialmente, la maggiore digitalizzazione ha portato alla perdita di posti di lavoro in molti settori, sostituendo con l’Intelligenza artificiale le attività automatizzate e ripetitive. Tuttavia, con un quadro giuridico adeguato ed equilibrato, e una formazione del personale mirata, le aziende stesse potrebbero risolvere i problemi interni di carenza di manodopera riqualificando il proprio personale, diventando leader e più competitive.

 

Non è così facile come sembra, ma è una riflessione che va fatta, quella della ricollocazione delle risorse e degli investimenti mirati in questo settore.

 

 

I robot non ci ruberanno il lavoro

 

No, i robot non sostituiranno gli esseri umani nelle aziende, né tanto meno saranno la causa della disoccupazione di massa. Non sarà l’Intelligenza artificiale, quindi, a rubarci il lavoro.

 

Gli scettici possono dare un’occhiata ai dati ufficiali: secondo il World Economic Forum, l'automazione a lavoro cambierà e interesserà il 50% dei posti di lavoro. Questo vuol dire, in pratica, che metà dei lavori che conosciamo sono destinati a cambiare, magari proprio grazie all’introduzione di nuove macchine e sistemi automatizzati. Ma dietro un computer, tuttavia, ci sta sempre la mente umana.

 

L’analisi del WEF, infatti, sottolinea che del 50% delle professioni che saranno interessate da questa “trasformazione”, solo il 5% verrà eliminato o non sarà più utile perché rimpiazzato completamente dall’IA.

 

Invece di essere sostituiti dai computer, la maggior parte dei lavoratori lavorerà a fianco di macchine in rapida evoluzione. Il futuro del lavoro vedrà uno spostamento della domanda da posizioni di supporto in ufficio, operatori di macchine e altre professioni poco qualificate, verso professionisti digitali come ingegneri informatici, specialisti delle tecnologie della comunicazione dell'informazione (ICT) e tecnici.

 

Tuttavia, i lavoratori dovranno acquisire nuove competenze per svolgere queste mansioni o adattarsi ai cambiamenti nei loro ruoli attuali, altrimenti questa mancanza di attenzione al miglioramento delle competenze porterà a un'urgente disparità tra professionisti disponibili e posti di lavoro vacanti (tendenza a cui stiamo già assistendo).

 

In futuro, 9 posti di lavoro su 10 richiederanno competenze digitali, eppure oggi il 44% degli europei di età compresa tra 16 e 74 anni non dispone nemmeno delle competenze digitali di base. In Europa, l'imminente divario di competenze porterà a 1,67 milioni di posti vacanti per i professionisti ICT entro il 2025. Questi lavori futuri dimostrano che la rivoluzione dell'automazione non significa necessariamente la perdita di lavoro. Piuttosto, rappresenta un'opportunità e un invito all'azione per un miglioramento delle competenze mirato.


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